Musica nei reparti Covid contro il rumore dei macchinari

Come abbiamo già scritto su Soundscapes, il rumore non dà fastidio soltanto nelle città, di giorno e di notte. Uno dei luoghi più terribili sono gli ospedali, luoghi in cui la vita viene come sospesa. La musica, quando si soffre, può aiutare almeno un po’. Anche dal punto di vista del paesaggio sonoro. 

Come scrive il Gruppo San Donato sul suo sito, un reparto Covid19 e una terapia sub intensiva sono attivi con i loro macchinari 24 ore su 24 ore: i rumori accompagnano i pazienti senza interruzioni, ma grazie alla “musicoterapia” è possibile rendere più accoglienti questi ambienti e offrire ai degenti un po’ di sollievo. Questo è l’obiettivo del progetto di filodiffusione realizzato per la prima volta in Italia al Policlinico San Marco di Zingonia – ospedale bergamasco del Gruppo San Donato – ed esteso anche all’IRCCS Policlinico San Donato, grazie ad un grande lavoro di squadra tra medici e amministrazione.

L’idea è partita dal dottor Nicola Sertori, giovane medico trentatreenne, che in questi giorni è il responsabile facente funzione del reparto sub intensivi del Policlinico San Marco, in cui sono ricoverati 120 pazienti, tutti COVID-19: “Nei giorni scorsi mio padre è stato ricoverato nel mio reparto per COVID-19 e poiché ama la musica volevo fargli sentire una canzone in stile blues e country – racconta il dottore -.

Ed è stato lì che la mia attenzione si è spostata su ciò che si sente nel reparto, ovvero il frastuono dei respiratori, le ruote dei carrelli che cigolano, il suono delle apparecchiature elettroniche che garantiscono la sopravvivenza dei ricoverati. Rumori che sentono sia i pazienti, sia noi operatori. (…).

Riassumendo, alcune aziende hanno donato al Gruppo San Donato apparecchiature per la filodiffusione e pian piano si partirà con la diffusione musicale in reparti Covid e terapia Sub Intensiva.  Inizialmente la musica sarà portata nei reparti sub intensivi, poi nei relativi corridoi e successivamente nel pronto soccorso. Dopo il Policlinico San Marco, il progetto è stato esteso al Policlinico San Donato di Milano e interesserà anche il Policlinico di Ponte San Pietro, ospedale “gemello” del Policlinico San Marco sempre in provincia di Bergamo.

Qualsiasi progetto, qualsiasi esperienza anche solo sperimentale, che riguardi il potere della musica quando si ha a che fare con il dolore, è positiva. Tuttavia non sarà semplice, se il Gruppo San Donato davvero cercherà di ascoltare cosa ascoltano i pazienti 24 ore al giorno nei reparti è positiva. Il rischio però è quello di sommare rumore a rumore: la musica di sottofondo, la cosiddetta elevator music (musica da ascensore) nasce, come racconta Brian Eno, per coprire i rumori insopportabili degli aeroporti, non riesce nel suo scopo.

Per quanto possibile, l’obiettivo potrebbe essere quello di portare il silenzio negli ospedali e solo dopo diffondere musica, a basso volume, cercando di capire quale tipo di musica sia utile proporre, in che orari, etc.

Nella mia esperienza, gli ospedali più recenti, come so essere quelli del Gruppo San Donato, con le loro camere raccolte e ambienti ben trattati acusticamente, hanno un paesaggio sonoro infinitamente più piacevole di quelli più vetusti, con i loro cameroni ed eco insopportabili.

In alcuni reparti di terapia sub intensiva ho visto poi raccogliere in stanze dedicate diverse da quelle in cui soggiornano i pazienti molte delle apparecchiature che generano rumore.

Quando il silenzio prende vita, magari aiutato da un po’ di musica di sottofondo, anche infermieri e medici parlano a voce più bassa e chi ha bisogno di riposare, ovvero quasi tutti i pazienti, riesce a farlo con serenità.

Lorenzo Tiezzi