Dal grammofono a Tik Tok: il futuro della musica non è così cupo

Capita raramente di leggere riflessioni davvero stimolanti sul presente e soprattutto sul futuro del rapporto che da sempre lega musica e tecnologia. Quasi sempre ci si limita a raccontare il luminoso futuro della musica come arte facilissima da imparare ed ascoltare solo oggi “grazie alla tecnologia”… o si scrive con certezza come oggi quest’arte sia in crisi assoluta per colpa della tecnologia.

L’articolo, breve ma davvero denso, che Mark Mulligan ha pubblicato sul sito del centro di ricerche su musica e media Midia Research qualche giorno fa è invece di quelli da leggere rileggere più volte. E’ davvero pieno di spunti da approfondire. Ci sono, a parere di chi scrive qui, diverse imprecisioni

Si parte da un episodio non poi così noto: un detrattore di Edison scrisse che il suo fonografo riportava in vita i suoni morti... il che è perfettamente vero. Chi studia antropologia della musica sa che è storicamente provato, nel secolo scorso, l’effetto della musica registrata, anzi della radio, in villaggi africani in cui la musica era sempre “dal vivo”: nel villaggio non lavorava più nessuno per giorni e giorni. Perché la musica, prima dell’avvento della registrazione, era quasi sempre solo legata alla festa o al lutto o alla battaglia… non certo alla quotidianità.

Partendo da Mulligan per arrivare altrove, si potrebbe fare lo stesso discorso per la “background music” che oggi avvolge molti spazi pubblici. Un tempo non c’era, è vero, ma oggi c’è. Siamo proprio certi che proprio la background music rappresenti la fine della musica come espressione artistica come dice qualcuno?

Mulligan accenna alla dittatura del supporto (disco, cd, musicassetta), che è davvero finita solo oggi con lo streaming… oppure no? Oggi sembrano “comandare” le diverse piattaforme, tutte diverse. Tik Tok, YouTube, Instagram, Snapchat e Spotify sono mondi diversi tra loro… e tutti quanti sono pure diversi, aggiungiamo qui su Soundscapes, da X Factor e dalle radio.

Ma siamo poi così certi che un “brutto tormentone” nato su Tik Tok possa poi affermarsi altrove? Il successo di “Old Town Road“, che Mulligan chiama erroneamente “Hometown Road” di Lil Nas X (!!!) nasce solo dal suo essere una base perfetta per balletti di ragazzi e bimbi su Tik Tok? Ovviamente no.

Mulligan, per brevità probabilmente, non scrive che la canzone, che è stata un successo radiofonico mondiale, anche in Italia, a differenza di migliaia di altre rimaste confinate a Tik Tok, è proprio bella. E’ bella perché  mette insieme tante cose diverse: un beat sghembo e “vuoto”, un groove rilassato adatti ai tempi, un bel po’ più di un pizzico di ‘vero’ country (voce e chitarra di Billy Ray Cirus), genere che dagli USA sta uscendo parecchio in versione pop (vedi “The Git Up” di Blanco Brown, divertente ma non altrettanto bella)… La storia del successo crescente della canzone, molto interessante, molto più interessante di molte teorie, la riassume bene ABC News.

Infine Mulligan tocca un tema molto interessante, ovvero il mix tra musica “live” e musica “registrata”. Forse il futuro della musica passa proprio da una interazione tra musica ‘morta’ che viene reinventata ‘live’ dai musicisti.  Non è per caso, forse, che i musicisti che più rappresentano oggi il pop siano dj e produttori, musicisti specializzati nel suono, anzi nel mescolare suoni già registrati e non strumentisti.

Chi vivrà vedrà, anzi ascolterà e si spera, suonerà, in modo sempre diverso. La musica non è certo finita quando grazie alla “complicazione / semplificazione” della tecnologia il pianista si è specializzato solo nel suonare il pianoforte, senza accordarlo personalmente (come invece accade per tutti gli strumenti della musica d’arte occidentale).

Spesso mi lamento del fatto che X-Factor e programmi simili siano in realtà ‘pornografici’ e non musicali. Infatti puntano l’obiettivo in modo sistematico non sulla musica, ma sulla sensazione epidermica che la musica crea nell’uomo. Non solo: puntano sull’attimo che definirebbe la vita dell’artista, come nei quiz: se “mi sei arrivato” diventi una star, sennò vai a fare il carpentiere… In realtà anche queste sono preoccupazioni inutili: solo gli artisti che hanno qualcosa da dire non cadono immediatamente nel dimenticatoio.

(Lorenzo Tiezzi)