Il futuro dell’industria musicale e la business music

Come sarà il futuro della musica? Più precisamente, come funzionerà in futuro l’industria musicale? Ovviamente è un interrogativo a cui è molto difficile rispondere.

La cronaca quotidiana è piuttosto noiosa. L’industria musicale continua la sua presunta “guerra” di parole a Google YouTube, colpevole di diffondere musica nel mondo senza far guadagnare abbastanza chi fa musica e tutta la filiera.

Basta restare ai titoli per capire quasi tutto. Un tecente report di Midia è intitolato “Un mercato dominato da YouTube tarpa le ali al mercato”.

Google YouTube qualche tempo fa ha lanciato YouTube Music, dando ovviamente più royalties all’industria. Il punto però è che nei fatti, i video di YouTube sono uno dei principali se non il principale mezzo musicale per i giovanissimi.

L’industria musicale difficilmente farà “muro contro muro”. Perché i bimbi che guardano solo YouTube poi diventano teen ager e l’industria musicale spera di catturare anche come clienti ‘paganti’ con Spotify, Apple Music, etc.

In uno scenario così complicato e conflittuale, centrale sembra il ruolo di Spotify. La regina di pop nel 2014, Taylor Swift, oggi, semplicemente, non è più tale, sembra essere stata surclassata dall’ondata hip hop. E’ accaduto perché a lungo Spotify ha tolto la sua musica? Forse, almeno un po’ si.

La sua ‘sconfitta’ non sembra essere solo musicale. L’idea di poter far da soli contro il mondo e contrapporsi ai grandi player (YouTube, Spotify o addirittura alle major) per fare da soli oggi sembra perdente.

Il ruolo della musica diffusa negli spazi pubblici, quello dei music provider, mentre si parla dei massimi sistemi, sembra residuale… ma è appunto una sensazione.

Ascoltare musica da soli, in cuffia o in casa, con Spotify o YouTube sarà centrale anche in futuro, ma ciò che probabilmente conterà davvero sarà diffondere la propria musica dappertutto: dj set, concerti di cover band, radio, tv, cinema, videogame, podcast… e quindi pure negli spazi pubblici in cui viene diffusa business music.

Chi produce musica avrà probabilmente sempre più bisogno di ‘monetizzare in ogni modo, anche dagli utilizzi a torto considerati meno importanti rispetto ai guadagni immediati di una sincronizzazione con un brand importante.

(Lorenzo Tiezzi)