Ambient Chill, la playlist Spofity che rilassa… senza major & senza artisti fake

Ricordate i problemi di molte chart di Spotify, problemi legati soprattutto ai ‘fake artists’ di Epidemic Sound, soprattutto nelle chart di musica chill out? Epidemic Sound comprava in blocco tanti brani prodotti da artisti non conosciuti e riusciva a piazzarli in playlist importanti, quelle che muovono il mercato dello streaming, con il risultato di incassare un bel po’ di royalties da Spotify, tanto che molti hanno pensato che la stessa Spotify non fosse parte lesa ma che beneficiasse del trucchetto.

Secondo Music Business Worldwide, un anno dopo la ‘truffa’ (o qualcosa del genere), non sarebbe cambiato granché. Almeno questo è quel che dice ad alta voce un titolo di un articolo che però, basta leggere, resta appeso a vaghe ipotesi e non porta nessuna prova di altre truffe & relativi trucchi.

Una indagine di ChartMetric, una società che si occupa di quantificare lo streaming musicale e dello stesso MBW ci fa sapere che il 90% delle tracce della playlist ufficiale Ambient Chill (la crea Spotify) le avrebbero prodotte artisti ‘fake’. Avete letto bene: il 90%. Questa playlist conta quasi 800.000 follower, non pochi… che secondo MBW sarebbero tutti sordi, incapaci di capire che ascoltano musica di cattiva qualità.

In realtà, siamo davvero certi che sia così? Partiamo dalla qualità musicale, che chiunque può percepire con le proprie orecchie. Brani come “Goldmund” di TurnCoat non sfigurerebbero come colonna sonora di un kolossal hollywoodiano. Per chi ama il genere sono eccellenti. Il 90 % circa dei brani di questa playlist non fanno parte del catalogo delle grandi major discografiche (Sony, Bmg, Universal, Warner, Emi, etc) ma sono di ottima qualità. Questi sono i fatti.

Anzi, in questo genere musicale, la traccia e l’atmosfera contano molto più dell’artista, che raramente diventa una star. E’ musica d’uso, serve appunto per rilassarsi e proprio come nella musica da ballo (dance), quasi sempre chi la fa bene non diventa famoso, conta più la musica di chi la fa. La musica chill è facile da produrre, è quasi tutta strumentale, basta un computer con un po’ di buon gusto e il gioco è fatto. Gli artisti spesso usano pseudonimi o danno nomi diversi ai loro progetti. Non sono fake.

Inoltre, nei generi di nicchia, le major, che stanno perdendo terreno pure negli ambiti musicali più vicini al pop (si veda il successo epocale di Kobalt, che non è una major), non hanno mai contato molto. I colossi del chill out, da Buddha Bar a Hotel Costes, collane di compilation da milioni di copie, non sono legate alle major e la loro versione attuale, la playlist Ambient Chill di Spotify, è più “indie” che “major”. Di cosa c’è da stupirsi?

Dove cappero sono le prove? Dove è l’indagine? Lo scorso anno MBW ha fatto una indagine seria, dimostrando che Epidemic Sound e Spotify stavano facendo qualcosa di poco chiaro. Qui dice solo che in una playlist il 90% della musica non è major. Si vede che anche MBW, una testata di solito seria, ha bisogno, di tanto in tanto, di “fare lo scoop” pur di fare accessi. C’è un altro articolo simile, su MBW, che dà per certi grossi problemi tra Spotify e le major, visto che entro breve scadranno tanti contratti di distribuzione… siamo certi che le major vorranno inimicarsi quello che è il principale player dello streaming, quel player che ha fatto tornare centrale la musica registrata?

Molti dei soci di AMP, per sonorizzare gli spazi dei loro clienti quasi non utilizzano brani prodotti in Italia e usano percentuali risibili di musica prodotta dalle major. Puntano su sonorità ‘di nicchia’ per differenziarsi da altri soci di AMP, che invece propongono, nelle playlist per i negozi dei loro clienti, molta musica italiana, anzi, quasi tutta musica italiana prodotta dalle major, in linea con le tendenze. Anche in questo caso, niente di strano. Anzi, per fortuna che non ascoltiamo sempre la stessa business music, altrimenti sai che noia…

(Lorenzo Tiezzi)

L’articolo su MBW sui (presunti) artisti “Fake” presenti nella playlist Ambient Chill di Spotify
https://www.musicbusinessworldwide.com/fake-artists-still-dominate-spotifys-chill-playlists-now-real-artists-are-fighting-back-with-apple-music/

SPOTIFY SI RIEMPIE DI ARTISTI FAKE PER PAGARE MENO DIRITTI… E LE PLAYLIST PERDONO CREDIBILITÀ (luglio 2017)
https://soundscapes.it/2017/07/15/spotify-si-riempie-di-artisti-fake-per-pagare-meno-diritti-e-le-playlist-perdono-credibilita/

TurnCoat – Goldmund