Il paesaggio sonoro dei grandi spazi pubblici o commerciali italiani spesso è molto lontano da essere hi fi ovvero piacevole. Da pochissimo abbiamo raccontato quello confuso di Elnos, nuovo centro commerciale a Brescia, qualche tempo fa ci siamo soffermati sugli echi della Triennale di Milano.
Sia chiaro, è un modo sempre più musicale quello che stiamo vivendo fuori casa. C’è infatti da sottolineare in tempi recenti un notevole miglioramento dell’audio all’interno dei negozi costruiti recentemente, il che significa che chi si occupa di marketing ed architettura finalmente pensa al suono e quindi alla musica. Ripetiamolo: prima viene l’ambiente acustico, la musica non può che arrivare dopo. La playlist ‘perfetta’, se diffusa male diventa una tortura.
Ma tornando ai grandi spazi, ovvero ai corridoi dei centri commerciali, a molte stazioni importanti, agli stadi italiani (…), questi luoghi non “suonano” affatto bene. Non solo: pure gli occhi rischiano di stancarsi nel mezzo di mille stimoli degni d’un film di fantascienza distopica.
Ad esempio, nel principale snodo ferroviario di Milano, “città della moda”, “la capitale mondiale del design”, gli spazi pubblicitari visivi e sonori (gli schermi spesso ‘parlano’) sono troppo invasivi. I tabelloni con gli orari di partenza e arrivo, ben più importanti della background music, sono invece pochi e piccoli.
Per questo il paesaggio multimediale di Roma Termini sorprende positivamente.
Partiamo dal logo, che assomiglia a quello recente della Rai, ed è una “semplice” scritta bianca in Helvetica Bold su fondo blu. Una cosa fin troppo semplice? Probabilmente no. I nomi delle stazioni solitamente sono scritti in MAIUSCOLO (così: MILANO CENTRALE) ovvero “urlano” la loro presenza. I cartelli più recenti spesso alternano grassetto (bold) e scrittura normale: Roma Tiburtina si legge bene ma sembra un po’ complicato. La nuova identità della stazione romana è invece semplicemente: Roma Termini. Perché è naturale fare così tanta attenzione al logo? Perché viene utilizzato anche in movimento in grandi schermi trasparenti posti sulle grandi vetrate sopra le due uscite laterali della stazione, insieme a immagini pubblicitarie. Col buio loghi e pubblicità si vedono con chiarezza, a mezzogiorno si intravede soltanto, ma sempre in modo piacevole.
Si possono poi passare diverse ore nella nuova Terrazza Termini, situata sopra i binari ma ben insonorizzata. Il rumore dei treni e quello degli avvisi su ritardi e arrivi non si sente. La selezione musicale pop non spicca per originalità, ma fa bene il suo lavoro. Seduto in uno dei bar, tra l’altro a prezzi modici (due euro per un caffè decaffeinato servito al tavolo) si lavora, si legge. Si riesce anche a rilassarsi, cosa che spesso a Firenze SMN o a Milano Centrale resta un sogno, se non si fa parte dei pochi fortunati che possono accedere alle salette vip di Trenitalia o Italo.
(Lorenzo Tiezzi)
Triennale Milano
https://soundscapes.it/2016/11/16/come-il-paesaggio-sonoro-della-triennale-di-milano/