Mentre in Italia fa notizia l’utilissima guerra SIAE – Soundreef, anzi la guerriglia senza quartiere che la seconda sta facendo alla prima senza nessuna possibilità di “vincere” (Soundreef non ha la struttura per raccogliere diritti da bar, discoteche, piccoli eventi, parrocchie, etc), all’estero il sistema musicale fa squadra.
Negli USA, paese in cui non ci sono monopoli e in cui il problema della parcellizzazione della raccolta comincia ad essere molto sentito, ASCAP e BMI, societa analoghe alla SIAE che si occupano di proteggere i diritti musicali dai propri iscritti, hanno deciso di unire i propri repertori per diventare ancora più forti di fronte alle sfide del digitale.
Infatti la sfida nei confronti dei Top player come Google / YouTube è ancora lunga e difficile. Per questo, anche dove c’è libera concorrenza, il sistema musica ha la necessità di unirsi e creare strutture più grandi per fronteggiare il cambiamento… anzi la vera guerra contro chi ancora oggi fa, nei fatti, ciò che vuole con la musica. Quella tra enti di raccolta diversi è solo guerriglia contro il un nemico sbagliato, alla ricerca di soldi “facili”. Parliamo della caccia di Soundreef ai diritti d’autore che una star incassa quando fa un grande evento e che oggi SIAE in Italia raccoglie per tutti, anche per Soundreef
Ecco qualche esempio concreto della vera guerra per la sopravvivenza dei produttori di contenuti musicali
Soundcloud non paga diritti musicali e se sta per fallire non è certo per questo motivo.
Pubblicare la musica delle star su Facebook, ad oggi, non è possibile, perché Facebook non ha un accordo con l’industria musicale… però un colosso come Tomorrowland lo fa.
Ecco qui ad esempio il video integrale, un’ora circa di musica, dell’esibizione di Martin Garrix.
Si presume che abbia trovato un accordo globale con gli aventi diritto, visto che trasmette anche dal suo sito e su varie tv internazionale. Ma che tipo di accordo sia non è chiaro.
E soprattutto, come mai Tomorrowland può fare certe cose, così come Radio Deejay (che ovviamente paga anche per trasmettere in FM), mentre altre pagine pubbliche italiane molto visitate e quindi controllate non possono farlo?
Come mai a queste pagine spesso vengono proposti accordi commerciali di cui, nei fatti, beneficia solo Facebook e non certo che produce musica? Chi non accetta questi accordi viene bloccato. E come mai anche il mitico Fedez, “paladino” dei diritti musicali, spesso fa dirette Facebook di parte dei suoi concerti, dirette per le quali, ovviamente, non paga quanto dovrebbe agli aventi diritto?
Solo un sistema musica unito può coalizzarsi ed andare compatto da Facebook e Google / YouTube e pretendere quanto dovuto.