La business music, o background music, ovvero il mercato della musica registrata diffusa in bar, ristoranti, negozi, supermercati o eventi non strettamente musicali (banchetti, eventi, etc) è da sempre un mercato di nicchia.
I soci di AMP, l’editore di questo sito, i music provider, sono a metà tra industria musicale e marketing, in un’isola piuttosto piccola che ormai hanno esplorato in modo quasi completo. Perché si tratta di un mercato maturo.
Se quindici anni fa c’era ancora qualche spazio commerciale in cui la musica era diffusa in modo casuale, oppure non c’era, non per scelta ma per ‘risparmiare’, oggi anche in Italia (e non solo in paesi più evoluti a livello commerciale come il Nord Europa o gli USA) è davvero raro trovare un negozio o un ristorante senza un briciolo di ‘ambiente sonoro’.
In uno scenario di questo tipo, troppo spesso la logica battaglia tra i diversi operatori non riguarda la qualità del servizio offerto, ma il prezzo. Ovvero, quanto costa il lavoro dei music provider, oppure quanto costa l’utilizzo di questo o quel repertorio.
Si è ormai capito che senza ‘ambiente musicale’ nessun brand può crescere, ma c’è ancora un grande lavoro da fare per far capire a chi gestisce i brand, online e non solo, che la musica non è tutta uguale. Senza una selezione musicale di qualità assoluta, nessun brand può crescere.
Leggo su Il Gambero Rosso che la chef Christina Bowerman sta aprendo un nuovo delivery a Roma e Milano: “in parallelo alla proposta delivery di Glass a Casa Tua, Cristina Bowerman battezza Bowie una formula più pop per la consegna a domicilio di piatti che uniscono romanità e suggestioni internazionali, dal burrito di coda alla vaccinara al croque monsieur con pastrami di lingua”.
In qualche modo la furba chef ammanta di valore il suo brand chiamandolo come il genio David… E si può star certi che penserà presto anche alla ‘colonna sonora’ del suo brand / delivery.
Bowie, dovrà, se vuol far crescere davvero il suo brand che sarà soprattutto online, puntare anche sulla musica in modo professionale e accattivante.
Una playlist sui servizi in streaming dedicata ad ogni piatto che si chiama come una canzone di Bowie?
Artisti che reinterpretino ogni piatto con una cover di Bowie?
Eventi musicali in streaming che raccontino Bowie tramite la musica di Bowie?
(…)
Quelle elencate qui, ovviamente gratis, sono idee piuttosto banali, ma forse efficaci per sfruttare davvero il potere della musica per questo nuovo brand.
I Music provider di AMP e gli operatori del settore in generale dovranno diventare sempre più bravi nel proporre vere soluzioni di questo tipo. Se il mercato dello streaming è ormai sempre più maturo, questo tipo di attività sono una miniera di opportunità, per chi lavora nel marketing musicale e per chi, soprattutto, vuol far crescere questi brand.