Covid19 e business music, una convivenza difficile

Dopo tanta musica dai balconi, dopo la pretesa di silenzio, dopo la voglia di normalità, dopo gli appelli più o meno riusciti delle star della musica pop per tutti i lavoratori della filiera, dopo l’incapacità di concentrarsi e quindi rilassarsi ascoltando o suonando musica chiusi in casa (…), che succederà alla business music?

Ovviamente, concerti e locali saranno chiusi ancora a lungo, ma sembra che in Italia e prima nel mondo, da metà maggio o giù di lì, si potrà tornare a comprare qualcosa nei negozi e dall’inizio di giugno pure al ristorante.

Che tipo di musica sarebbe logico proporre in uno spazio pubblico in una situazione di post – quarantena? E ancora: ha ancora senso proporre musica oppure è meglio puntare sul silenzio, per dare una svolta? Il silenzio assoluto non sarebbe una risposta sensata alla mancata normalità, che arriverà solo pian piano?

Sono domande importanti, a cui è impossibile dare una risposta univoca ma sono quelle che ogni music provider e ogni realtà che gestisce spazi senz’altro si pone. Non ci sono linee guida, non ci sono decreti a cui aggrapparsi e come è logico non ci può manco essere la granitica certezza di sapere quale sia il sound perfetto per far rilassare il cliente e fargli fare in tutta tranquillità le sue scelte d’acquisto.

L’esperienza e la logica in situazioni come queste non possono che aiutare chi lavora con la musica.

Proprio ieri casualmente stavo ascoltando con mia figlia alcune colonne sonore per un suo compito scolastico (frequenta la quinta elementare). Per questo sembra logico che tutti i suoni, le armonie e i ritmi che generino tensione sembrano oggi davvero fuori luogo. Siamo nel mezzo di una pandemia, regalarci musiche apocalittiche stile Hitchcock non sembra proprio logico.

Anche i ritmi alti di certa musica dance “da sfilata” molto amati da dj ed ex dj e forse da sempre non così amati da chi non segue il fashion system da protagonista sembrano fuori luogo. Perché se qualcosa di poco adatto a questi tempi è proprio una sfilata.

Anche se è decisamente contemporaneo, è forse più adatto alle radio che a uno shop “Living in a Ghost Town” il nuovo singolo degli eterni Rolling Stones. Sappiamo tutti di stare vivendo in città fantasma, chi va a fare la spesa magari vuol solo ascoltare qualcosa che lo aiuti a scegliere il detersivo giusto.

Sembrano adatti ai tempi invece classici del passato che abbiano un po’ di ritmo e non siano troppo scatenati. Potrebbero funzionare, così come i suoni “pop reggaeton” di Drake, molto adatti ai tempi. Il progetto OVO Sound prodotto in questo periodo proprio da Drake è davvero piacevole da ascoltare in sottofondo in casa, anche se il ritmo è spesso molto lento per ciò che solitamente sentiamo negli spazi pubblici.

La popstar più capace di questi anni è senz’altro Dua Lipa che per ragazzi e bimbi ha ormai preso il posto di Lady Gaga, i cui dischi sono comunque sempre piacevoli. Tra gli italiani, senz’altro Tommaso Paradiso ed il nuovo singolo di Luca Carboni con Danti e Shade fa sorridere in un momento così complicato…