La notizia di qualche giorno fa, ovvero che ben 5 milioni di italiani usino il web per guardare illegalmente tutto ciò che la tv a pagamento trasmette (calcio, film, serie TV), può lasciare sgomenti. Infatti, come raccontano i media, c’era e purtroppo è probabile che ci sia ancora in un’altra forma, una rete di “rivenditori” di qualcosa di rubato.
Se è normale, se è considerato giusto, che un automobilista sia multato dallo stato per centinaia di euro per aver superato un limite di velocità pur senza essere un ‘pirata della strada’ (è capitato a chi scrive), a chi si è dimostrato un vero pirata del copyright rivendendo illecitamente materiale che non gli apparteneva spetta un severo iter processuale. Perché è un reato semplice: si chiama furto. E non è un furto di una mela: c’era e ci sarà senz’altro chi con questa attività vuol guadagnare e tanto.
Tuttavia la situazione non è disperata. Lo stato italiano, l’Europa, esistono e provano, questa volta con successo, a far rispettare le leggi. Adesso arrivi anche la punizione, che deve essere severa.
I numeri dimostrano che lo streaming rappresenta una grande risorsa per l’industria musicale del nuovo millennio. Anzi, è l’unica realtà del business musicale che, anno dopo anno cresce, creando posti di lavoro e interesse sul business musicale.
Tutto diverso il comparto concerti: le grandi band degli anni ’70 ’80 / ’90 non ci sono più (Queen, U2, Eagles, etc) e se il rito del concerto si sta diffondendo ovunque nel mondo, in fondo è non è cambiato di molto negli ultimi anni.
Lo streaming online, soprattutto quello a pagamento, invece, in paesi come l’Italia, paesi in cui non c’è mai davvero stata una cultura del copyright, ha rappresentato un punto di non ritorno anche morale. Non è più ammissibile per nessuno dire che la musica costa: Apple Music o Spotify, dove c’è quasi tutto, costano meno di 10 euro al mese.
Chi, come i soci di AMP, si occupa di musica d’ambiente rappresenta una realtà importante per tutta l’industria multimediale del copyright. Infatti chi propone un servizio di background music o video da diffondere in uno spazio pubblico non può far altro che rispettare le regole.
Il presente è difficile, ma la strada per la musica d’ambiente del futuro è segnata in modo piuttosto chiaro.