Pur celebrata dalle tante vedute aeree della sigla d’apertura della (splendida) serie tv Montalbano, Ragusa Ibla è ancora una perla perfettamente vivibile, lontana dal caos (a volte splendido) di Catania, Palermo, Taormina, Siracusa. Arrivando, tra una curva e l’altra, te la trovi davanti, come ‘paracaduta’ in mezzo alla campagna. E da ogni viuzza, da ogni stradina, sbuca sempre la cupola del Duomo, immortale capolavoro barocco.
E il “Ristorante Duomo Ciccio Sultano”, o meglio Ciccio Sultano Duomo (la piccola insegna fuori dal locale recita così) non si chiama così per caso. E’ ‘nascosto’ in una delle più belle vie di questo gioiello, uno dei tanti punti d’osservazione della cupola…
Ed ovviamente è il regno di Ciccio Sultano, chef e ambasciatore della Sicilia. Passando di fronte al ristorante, che fa di tutto per non farsi notare, capisci subito che la cucina, il ristorante, il cibo, il cuoco, i piatti… tutto quanto, vuol mettersi al servizio di un luogo unico. Se vuoi le ‘star della cucina’ puoi pure andare altrove. Ciccio sceglie pure di non ostentare le sue due stelle Michelin. Qui l’unico scopo è far emozionare gli ospiti con lo spirito della Sicilia. Il resto non serve.
Prima di ogni piatto, che viene servito in un rito che è bello potersi regalare almeno qualche volta, lo staff di sala augura “buon divertimento! “, mica buon appetito. Perché saziare lo stomaco è una cosa, regalarsi momenti speciali tutta un’altra.
Soundscapes è un blog sul paesaggio sonoro che gira intorno soprattutto negli spazi pubblici e non un sito dedicato agli esperti ed agli appassionati di cucina, per cui invece di parlare dei piatti, accenniamo all’esperienza sonora di un pranzo al Ristorante Duomo Ciccio Sultano… Purtroppo. Perché sono piatti che restano dentro. Come resta dentro la capacità di far gustare anche un semplice pane e olio, ovviamente siciliano a uno nato nel Chianti in mezzo agli ulivi come me.
Comunque, a fine agosto 2019, mentre pranzavamo, era in corso un violento temporale estivo. Grazie alla perfetta insonorizzazione del locale, abbiamo solo percepito che stava piovendo, ma abbiamo potuto concentrarci sull’essenziale in un ristorante d’eccellenza: i piatti e l’esperienza culinaria.
Allo stesso modo, il buon jazz diffuso nel piccolo ristorante (Ciccio ama questo genere di musica e per divertirsi a volte fa pure il dj) è complementare al cibo, ai piatti, alla convivialità ed al servizio. Come è giusto che sia, non è protagonista. Il volume è piuttosto basso e soprattutto non si percepisce quali siano le casse che diffondono la musica. Ma la musica arriva, ha personalità e non dà fastidio.
Anche l’illuminazione, in questo luogo d’eccellenza, è ridotta. Quel che serve per leggere il menu e a guardarsi in faccia.
Sarebbe bello se questo tipo di approccio, così semplice da essere poetico, diventasse fonte di ispirazione anche per chi fa ristorazione o ospitalità a qualunque livello. Stupire raramente serve. Se ciò che si propone è di qualità, basta metterlo al centro della scena. Basta abbassare il volume e abbassare le luci.
(Lorenzo Tiezzi)
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