Podcast e radio online, è boom? O il settore cerca i soldi della pubblicità?

Abbiamo già raccontato il mese scorso il (presunto) Rinascimento dei podcast. Tuttavia del tema è forse giusto parlare ancora, visto che le news e le previsioni su un futuro glorioso dei podcast si susseguono.

L’argomento è “trend topic” tra chi scrive del settore musica e tecnologia, visto che è una succosa novità. Il fatto che la musica sia ormai liquida non lo è più, la cosa non fa più notizia e approfondire il tema oppure arrivare a raccontare ad esempio la business music è piuttosto complicato.

E’ molto più facile mettere insieme righe su righe su podcast e dintorni e su come i colossi dello streaming e della radio stanno spendendo i loro soldi. Ecco qualche notizia, succosa e non.

Sirius XM, colosso radiofonico statunitense attivo online e sul satellite, qualche giorno fa ha completato l’acquisizione di Pandora, considerata “the world’s largest audio entertainment company”, da tempo in crisi. Complessivamente oggi Sirius XM e Pandora hanno un’audience di 100 milioni di persone sparse soprattutto in USA e Canada. Il 40% degli utenti, ovvero ben 40 milioni, sono utenti paganti. Gli Stati Uniti sono davvero un caso unico al mondo, la nazione più evoluta dal punto di vista dei consumi sui media. Si ascolterà la radio pagando anche nel resto del mondo in futuro? E’ difficile dirlo. Certo è che sinora non è accaduto.

Amazon continua a spingere forte Audible, il sito a pagamento dedicato agli audiolibri. Audible piace molto soprattutto negli USA, paese in cui le città sono immense e spesso costringono chi lavora a lunghi tragitti in auto o in altri mezzi. E non è l’unica realtà audio attiva. Ad esempio, i manager di successo si aggiornano con libri riassunti presentati da servizi come Blinklist che riassume tanti testi anche come audio libri da ascoltare per essere più produttivi sul lavoro. Questo tipo di nicchia, va detto, è in forte crescita in tutto il mondo… ma non sarà mai una “massa”. L’e-learning per sua natura si differenzia in diverse proposte.

Spotify ha poi appena acquistato due società specializzate in podcast audio, Gimlet and Anchor. Secondo Midia Report, il colosso dello streaming mette a disposizione dei suoi utenti ben 185.000 podcast di cui 14 prodotti in esclusiva tra cui la seconda edizione di Crimetown, The Rewind with Guy Raz, e Dissect, mini serie condotta dalla cantante Lauryn Hill.

A leggere distrattamente oppure essendo già convinti che i podcast siano o saranno il futuro dell’informazione e della radio, sembrano numeri importanti. Ma siamo sicuri sia così?

Spotify mette a disposizione solo e soltanto 14 podcast in esclusiva. E’ un numero del tutto ininfluente. Chi scrive ogni giorno utilizza Spotify per musica e informazione, ma che ci fosse “Crimetown” manco lo sapeva. Infatti scegliere consapevolmente su Spotify tra i diversi Podcast è semplicemente impossibile. Non c’è un motore di ricerca specifico e si può star certi che il 95% degli utenti resta legato alle poche opzioni che il sistema suggerisce. Spotify si sceglie per la musica, il resto conta pochissimo.

Veniamo ai numeri: su Spotify gli utenti possono scegliere tra milioni di puntate di migliaia di diversi podcast… ma quanti stream totalizzano questi Podcast oggi su Spotify? E chi lo sa? Spotify, con grande sapienza di marketing, i numeri dei Podcast mica il comunica. Non c’è, accanto ad ogni episodio di un podcast, il numero di volte in cui è stato ascoltato. E’ quindi probabile che i numeri non siano certo quelli del solo Drake, che con la sua musica nel 2018 ha totalizzato 8.2 miliardi.

Il punto è invece che Spotify e gli altri operatori del settore (Sirius XM, etc) hanno probabilmente bisogno di monetizzare la audience dei podcast tramite il denaro che arriva dalla pubblicità. In fondo è ciò che accade da sempre per quel che riguarda le radio di tutto il mondo. Senza pubblicità non si campa. E oggi la pubblicità arriva solo quando si può raccontare di avere una grande massa di ascoltatori / utenti.

Per questo, probabilmente, del tema podcast continueremo a sentir parlare e leggeremo a lungo… purtroppo spesso senza approfondire il tema. Cercate Crimetown su Spotify: ad oggi è disponibile, ovviamente solo in inglese, soltanto la prima edizione, datata 2016.

Un’ultima riflessione riguarda la musica ed il suo costo. Sembra ormai evidente che Spotify, Apple, Sirius XM e gli altri operatori, ad esempio le radio ‘tradizionali’ abbiano necessità di creare contenuti propri che costino meno del programmare musica originale.

Per questo, anche se lo leggiamo pochissimo, il futuro della musica passa anche dai music provider e quindi da AMP. Sono infatti tra le pochissime realtà ad avere come unica mission il sonorizzare gli spazi dei loro clienti utilizzando la miglior musica possibile. Chi ha bisogno di creare il paesaggio sonoro perfetto per il proprio brand al potere della musica originale non rinuncerà mai.

(Lorenzo Tiezzi)