E’ raro, in questa fine 2018, avere notizia di collaborazioni importanti in ambito musicale. I brand collaborano poco o pochissimo con le rockstar, anche perché queste ultime, quando ne hanno voglia, i fashion brand di successo se li creano da soli. E’ il caso di Rihanna con Savage X Fenty e pure quello di Steve Aoki con Dim Mak Collection (etc).
E’ ancora più raro che aziende e marchi oggi usino la musica in modo originale e creativo, magari in prodotti multimediali innovativi che diano una marcia in più a ciò che si deve vendere, sia un prodotto (food, no food, moda) o sia un servizio (hotel, turismo, cultura).
Sono reduce da una intera giornata dedicata al Content Marketing (il 30 ottobre al Base Milano). Tra le decine di interventi, molti interessanti, nessuno riguardava l’utilizzo della musica per dare valore ai brand e/o al suo storytelling. Tra le tendenze del momento c’è senz’altro quella dell’ecologia: chi non è ecologico perderebbe sempre… (anche se poi tutti quanti compriamo H&M e Nespresso e ci importa pochissimo dei problemi eco di fast fashion & capsule difficilmente compostabili)
I social, su tutti Instagram, il più giovanile e quindi il più “cool”, sono già pieni di musica. Anzi, la funzione Musica delle Stories (non ancora disponibile su Facebook), che semplifica in qualche modo i video che bambini e teen ager si fanno da tempo con Musically (oggi TikTok), sembra perfetta per creare interattività.
Inventarsi qualcosa di nuovo in ambito musica e marketing sembra difficile. Grazie ad una collaborazione tra Dior Sunglasses & Facebook Camera, copiando una funzionalità già da tempo disponibile su Instagram, da qualche possiamo provarci virtualmente diverse paia di occhiali da sole del super brand francese… magari ci sarà una musichetta in sottofondo, ma la sostanza è altrove (gli occhiali virtuali con un brand sopra).
Passando a Pitti Uomo, a gennaio ’19, la novità sarà decisamente poco musicale. Pitti Box sarà una “arena coperta dedicata alla condivisione – tra cibo, idee e momenti relax – e poi una serie di box funzionali e divertenti, tra cui una speciale video-art gallery che offrirà un’esperienza ad alto quoziente energetico-emotivo”.
Questo scenario non scoraggi chi si occupa in qualche modo di music branding. Le idee buone, oggi che lo scenario è più difficile, contano ancora di più. Come dicono i numeri e come abbiamo cercato di raccontare qui più volte, l’industria musicale e tutta la sua filiera oggi hanno rialzato la testa. Oggi la musica costa e anche per questo il marketing non riesce farne ciò che vuole.
La musica è tornata a creare valore in sé, grazie allo streaming a pagamento (Spotify, Apple Music, etc) e grazie all’industria dei concerti, che è più viva che mai. A lungo si è creduto la musica potesse solo essere “gratis” e che quindi i brand potessero farne ciò che volevano.
Per fortuna o purtroppo, per ora, non è così. E il problema non è certo di chi si occupa di musica. Il problema è del marketing, che devono tornare a creare valore, magia, interesse sui brand grazie alla musica. Perché multimedialità, social, tecnologie, moda (…) senza la magia della musica perdono parecchio. La musica invece di tutto il resto non ha il benché minimo bisogno, esiste dalla notte dei tempi e continuerà a farlo finché l’uomo avrà vita.
(Lorenzo Tiezzi)