Viaggio spesso in treno sulla tratta Brescia – Firenze e sono molto contento del miglioramento in ambito street food nei pressi di Santa Maria Novella. Ancora, purtroppo, la zona di Firenze Sud non è raggiunta dalle due linee di tramvia e i bus non collegano bene almeno metà della città… ma chi arriva sull’Arno da turista vicino alla principale stazione della città e in tutto il centro trova tanti posticini in cui mangiare qualcosa di buono a prezzi abbordabili. Anni fa c’erano solo un sacco di self service, oggi la situazione è decisamente migliorata.
Uno dei locali fiorentini in zona Firenze SMN che senz’altro consiglio è un ristorante giapponese specializzato in ramen e non nel solito sushi. Le porzioni sono abbondanti, si aspetta un po’ (non è un fast food ma un ristorante easy con cucina a vista che lavora molto anche con consegna a domicilio) e poi ci si gode il cibo in un ambiente spartano ma non spiacevole.
Ieri sera, poco prima di salire sul treno, mi sono goduto una immensa porzione di ramen “vegetariani” ascoltando uno strano sottofondo di cover strumentali di canzoni pop di questo periodo. In questo tipo di musica, che forse in Giappone piace o forse no, chissà… il sax tenore è sempre in grande evidenza e spesso si sovrappongono più linee melodiche di questo strumento. Sembrava di essere tornati negli anni ’80, quando Fausto Papetti imperversava negli Autogrill, a livello di arrangiamenti… ma l’atmosfera non era ‘rallentata’ e sensuale, né troppo ‘veloce’ come accade in tanti brani di K-Pop. La musica in questo ristorante credo sia diffusa attraverso un telefonino, perché spesso ci sono cali di volume che sembrano derivati da suonerie, messaggi (etc) e mentre terminavo la cena mi sono goduto pure “Sussudio” di Phil Collins, brano che non sentivo da una vita e che, non so perché, ho trovato perfettamente in linea con quanto sentito prima. Mentre uscivo ho poi fatto caso al fatto che in questo spazio non certo immensa la musica viene diffusa attraverso ben quattro speaker diversi incassati nel soffitto, che non è troppo alto.
In generale, l’identità sonora di uno spazio può essere musicalmente pessima e contemporaneamente piacevole… perché lo rappresenta alla perfezione. Anche i cali di volume, “i vuoti”, non sono poi così terribili, se la musica è diffusa attraverso un buon impianto. Sono senz’altro meno fastidiosi degli annunci pubblicitari vocali che grandi catene e spazi commerciali con decine di esperti di marketing diffondono negli impianti audio dei loro negozi. Il volume di questi spot, infatti, spesso è superiore a quello della musica.
(Lorenzo Tiezzi)