Da diversi anni passo qualche giorno, almeno una settimana, al mare in Abruzzo. Più precisamente ozio, nuoto e corro, tra Vasto Marina e San Salvo Marina. Sono due località di vacanze ‘normali’, non per vip e presunti tali. Qui si alternano lunghi tratti di spiaggia libera e tanti bagni. Rispetto agli scorsi anni, in questa strana estate 2018 ho notato un bel po’ di cani al bagno con i padroni, ovviamente soprattutto nei tratti di libera balneazione. Tutti o quasi i quadrupedi si fanno notare per educazione, capacità di divertirsi muovendosi ‘on the beach” e capacità natatorie medie superiori a quelle dei loro familiari. Ci sono anche un bel po’ di bagnini, molti più che negli anni scorsi… per fortuna, visto che il mare in questo tratto di costa sembra facile da gestire, ma non lo è.
Venendo al paesaggio sonoro, argomento di questo blog pubblicato da AMP, l’Associazione Italiana Music Provider, ho notato un notevole proliferare di musica in spiaggia. Molti stabilimenti balneari, oggi, offrono un servizio di musica ‘on the beach”, il che potrebbe essere pure piacevole, se magari fosse regolato. Che so, due o tre ore il pomeriggio, dalle 16 in poi. Purtroppo però non è così. Dalla mattina alla sera, il sound è per tutti lo stesso, ovvero le solite hit del momento diffuse a volume spesso molto alto tramite poco costose e grandi casse amplificate appoggiate alla meglio su sedie e tavoli in plastica. Una per stabilimento. Chi si trova nei pressi del diffusore non riesce manco a parlare, figuriamoci se può godersi il rumore del mare… capita anche a chi ozia sulla spiaggia libera, anzi ho visto spesso le stesse grosse casse anche in spazi di questo tipo, come se qualcuno regalasse musica (o fastidioso rumore) anche a chi si porta da casa sdraio ed ombrelloni.
Ovviamente la ‘colpa’ non è solo delle amministrazioni. La cultura sonora comune, la cultura musicale, la cultura del riposo… sembra in calo verticale, come se oggi in Italia, finalmente, ci si possa ‘drogare’ di decibel e amplificazione in libertà, soprattutto di giorno. I watt costano pochissimo e fanno un bel rumore. Poi di notte le città sono sempre più rumorose per mille motivi non musicali e non si riesce a dormire bene… Ma il problema non lo sentiamo poi, come drogati di suoni e rumori amplificati.
Quella del 2018 è anche l’estate delle chiusure forzate e dei continui problemi delle discoteche, locali in cui la musica è centrale, non sottofondo. E’ l’estate della contrapposizione tra “giovani”, che vogliono far tardi e divertirsi con un po’ di musica a volume ovviamente non minimo e “adulti”, che non hanno più intenzione di tollerare il divertimento, faccenda che la loro vita non riguarda più. E i beach party, i mitici beach party del Samsara Beach di Gallipoli? Sono a rischio, anche se, come sa chi conosce davvero la situazione, non hanno mai davvero disturbato nessuno.