Lo scorso venerdì, il 5 maggio 2018, gli artisti più ascoltati su Spotify nel mondo erano nell’ordine: Drake, J. Balvin, Dua Lipa, Post Malone, The Weeknd, Ed Sheeran, Marshmello, David Guetta, Kendrick Lamar. Oggi 8 maggio, mentre scrivo, al secondo posto della Top Viral mondiale c’è “Lift Yourself”, ennesimo capolavoro dell’r’n’b di quel genio folle che è Kanye West, un artista unico, l’unico che riesca ad essere sempre rispettoso della tradizione, visionario & futurista in un singolo brano. Certo, al terzo posto della stessa classifica c’è anche una inascoltabile versione di “Bella Ciao” prodotta da tale El Profesor…
Ma è un’eccezione. Viviamo tempi musicalmente bellissimi, soprattutto per quel che riguarda il nuovo pop americano, quel sound sempre e comunque black che mescola r’n’b, hip hop, trap, in produzioni sempre immediate, dall’impatto sonoro davvero efficace, a tratti devastante.
Purtroppo, di tutto questo universo sonoro, nelle playlist che i potenziali clienti (chi entra in un punto vendita spesso guarda soltanto, non compra proprio niente) ascoltano nei negozi italiani non c’è quasi traccia. Troppo spesso nelle playlist, in contro tendenza rispetto ai ritmi del pop internazionale, il ritmo è alto, come se rilassarsi un attimo mentre si fa shopping fosse vietato. La musica trap, fosse anche solo Sfera Ebbasta, sembra aver bisogno di impianti audio che facciano ascoltare bene le frequenze basse… Ma in realtà è un falso problema: questo tipo di musica ha quasi sempre arrangiamenti eccellenti, molto ‘vuoti’, in cui la voce è di solito ‘fuori’, ovvero perfetta anche per essere ascoltata addirittura un telefonino ‘in viva voce’… in un punto vendita come business music è semplicemente perfetta, fa pure fischiettare.
Piuttosto, Sfera Ebbasta, per chissà quale motivo, sembra troppo ‘avanti’ per un supermercato, ma se i suoi brani li suona pure RTL 102.5, vuol dire che è una sensazione sbagliata. Non è certo un problema di cultura musicale dei professionisti che realizzano le playlist. Forse music provider e responsabili dei brand tendono invece a sottovalutare la voglia di novità dei (potenziali) clienti e, proprio come i programmatori musicali delle radio, tendono ad andare ‘sul sicuro’. Ma se le radio FM si differenziano più per gli speaker che per la musica, i brand e quindi i music provider hanno bisogno di ‘rischiare’ un po’. Perché solo chi programma i brani ‘nuovi’, quelli ‘cool’, quelli del momento, quelli che ancora nessuno conosce ma che tutti vorrebbero ascoltare (…), riesce davvero a sfruttura il potere della musica.
Chiudiamo quindi con qualche spassionato consiglio musicale del tutto personale e probabilmente non necessario per brand e music provider.
Alla faccia della presunta fine dell’album, Post Malone ha da poco pubblicato “beerbongs & bentleys”, un disco da ascoltare in loop per ore, perdendosi in melodie ed armonie quasi sempre maggiori, ariose, pop… ma mai e poi mai banali. Una ballad ‘rock’ come “Stay”, in cui spicca pure una chitarra acustica, non l’ha scritta manco Prince.
E Drake, il più ascoltato in assoluto (50 milioni di ascoltatori al mese su Spotify)? Oggi è chiaro che ‘genio assoluto’, la definizione che dette di lui nel 2016 Massimo Oldani, tra i massimi cultori italiani in ambito black music, non era mica poi tanto sbagliata. La sua musica a tratti è decisamente reggaeton, ovvero sinuosa, potente, sexy… ma è sempre e comunque elegante. E’ dal lontanissimo 2008, data d’uscita della sofisticata “HoustonAtlantaVegas” che questo artista viaggia ad anni luce di distanza dai soliti rapper. E fin da allora ha intrapreso un percorso che lo ha consacrato come riferimento musicale attuale. A metà tra Michael Jackson, Barry White (per la dolcezza, non per la voce) e Lennon / Mccartney, Prince (…) c’è lui, che ovviamente è anche altrove.
(Lorenzo Tiezzi)
Foto di Drake tratta da Instagram
Kanye West – Lift Yourself
Post Malone – Stay
Drake – HoustonAtlantaVegas (2008)