Si parla molto, anzi troppo, degli attuali problemi di SIAE. Si parla troppo di Soundreef, di monopolio, di esclusiva. Si parla troppo di “querelle” SIAE – Sky, dimenticando che la seconda non ha pagato la prima. Si parla troppo, spesso con una leggerezza disarmante di mille cose vicine al diritto d’autore. Di diritto d’autore e di come chi ascolta o usa la musica possa contribuire allo sviluppo della musica stessa, invece, non si parla mai. Non se ne parla mai perché è una faccenda complicata, non certo affascinante. Al centro di tutto non ci sono gli autori, i produttori, gli editori. Ci sono le loro opere…
Ma andiamo con ordine, facendo pure un pochino di storia. Poco poco, sia chiaro, che sennò la faccenda diventa noiosa e viene subito da chiamare un protagonista della scena mediatica come Fedez, neo papà a Los Angeles e quindi assente giustificato sulla scena mediatica da qualche tempo.
Il 23 aprile si è festeggiata la Giornata Mondiale del Libro e del Diritto d’Autore. La data è coincisa con il “compleanno” di SIAE, che ha compiuto 136 anni. Anche se molti addetti ai lavori & presunti tali non lo sanno, SIAE è tra gli operatori del settore più longevi del mondo. Fu fondata nel 1882 poco dopo la francese SACEM (1851). La spagnola SGAE (1899) e la tedesca GEMA (1915) sono più recenti. A fine ‘800, come racconta Wikipedia English, negli USA, oggi al centro dello show business, le leggi sul copyright musicale raramente venivano rispettate. La fondazione della statunitense ASCAP (1914) servì proprio a far si che il lavoro di autori ed editore fosse giustamente pagato e soprattutto tutelato. Gli USA seguirono quindi l’Europa e forse oggi chi lavora con la musica in questo paese, in cui la raccolta dei diritti è così complicata dalla parcellizzazione dei diritti, vorrebbe fare lo stesso. Ma non entriamo nel presente, nei problemi. Restiamo alla sostanza.
L’ignoranza in materia diritti musicali & co, l’assoluta incompetenza dei più sulla loro gestione, fa si che ci sia poca voglia di raccontare il ruolo storico di SIAE. SIAE, per i più, non è altro che un carrozzone inutile. Ad esempio, nella pagina italiana di Wikipedia dedicata al diritto d’autore, SIAE non è manco citata. Sembra impossibile, eppure è così. Un altro esempio sull’ignoranza generale su diritti & co? Chi scrive si è laureato in Musica al DAMS di Bologna, corso di laurea in cui non c’era, negli anni ’90, un misero esame sulle basi diritto d’autore. Quel poco che che so l’ho imparato in un paio di corsi post laurea e lavorando in discografia.
Sarebbe invece molto importante far crescere una cultura collettiva sui diritti, perché essi tutelano prima di tutto le opere, e solo dopo remunerano gli artisti e chi lavora con loro (editori, produttori, etc).
Per fortuna, la storia ed i fatti, anche se non vanno di moda, hanno la bruttissima abitudine di rimanere tali. Il copyright musicale, infatti, nacque proprio per questioni artistiche e non solo di denaro. Anzi. Giuseppe Verdi, tra i fondatori di SIAE, attorno al 1880 era già famosissimo e ricco. I teatri internazionali in quel periodo ‘compravano’ le opere dei compositori pagandoli bene. Ma le rockstar dell’epoca, i tenori e le soprano, si prendevano grosse libertà di interpretazione, cambiando la partitura pur di dar sfogo al proprio virtuosismo… In quel periodo, per fortuna della musica, tutto cambiò. Come scrive Wikipedia Italia in un’altra voce, “il 18 maggio 1882 entrò in vigore la legge n. 756 che rese procedibili d’ufficio le azioni penali previste dalla legislazione vigente in materia di diritto d’autore e inasprì le pene pecuniarie in caso di rappresentazioni o esecuzioni abusive o nel caso che le opere venissero presentate al pubblico con ‘aggiunte, riduzioni o varianti’…’.
(Lorenzo Tiezzi)
History of music publishing su Wikipedia
https://en.wikipedia.org/wiki/History_of_music_publishing
Storia del diritto d’autore in Italia (senza SIAE)
https://it.wikipedia.org/wiki/Storia_del_diritto_d%27autore
La storia di SIAE su Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Società_Italiana_degli_Autori_ed_Editori