Come riporta con fin troppo equilibrio tra le due posizioni La Repubblica, dal primo luglio del 2017, da quando è scaduto il contratto tra le due realtà, Sky ha usato musica, nei suoi canali tv senza corrispondere un euro a SIAE.
Il 29 marzo 2018, subito prima di una lettera pubblica, dopo aver rifiutato un incontro per trattare il rinnovo della licenza, Sky ha deciso di versare qualche milione di euro dicendo subito però che contestava il fatto di doverlo fare alla SIAE, ex monopolista.
Sembra, come riporta il Corriere con un briciolo di indagine giornalistica in più, che Sky abbia pagato qualcosa agli aventi diritto solo perché era pronta una lettera «firmata da mille tra gli autori di musica e cinema legati a SIAE, compresi sei premi Oscar, in cui si chiedeva a Sky di procedere con i pagamenti». SIAE ha fatto sapere che dopo il pagamento un tantum è arrivata una richiesta di restituzione di altre somme versate…
E’ una querelle complicata? Non più di tanto. Come c’è scritto nel titolo, Sky fa benissimo a volere risparmiare sui diritti musicali… ma nel frattempo paghi SIAE, che è il suo interlocutore naturale.
Partiamo da un fatto ovvio, che ovviamente i media e spesso pure molti addetti ai lavori tendono a dimenticare perché fin troppo ovvio. Questo tipo di licenze per i grandi media, per gli aventi diritto (SIAE e simili), sono oggi fondamentali: il prodotto fisico (cd, vinili) è ormai minoritario nel fatturato dell’industria musicale. Da Sky, che fattura tanto, ancora oggi, bisogna incassare ed è giusto così.
Si capisce che pure Sky sia oggi in difficoltà per il suo proprio business. La tv satellitare già oggi subisce e presto subirà ancora di più la concorrenza del web (Netflix, etc). Siccome però nel suo business Sky usa molta musica originale, in Italia, ad oggi, secondo la legge, se vuol trasmettere musica tutelata da SIAE, deve avere a che fare con SIAE. La ‘querelle’ Soundreef / SIAE, che ovviamente qualche media tira fuori perché è un’altra ‘querelle’, non c’entra nulla. Soundreef vuol tutelare il suo repertorio direttamente, senza passare attraverso SIAE. Se quindi ad X-Factor faccio eseguire una cover di “Vita Spericolata” di Vasco Rossi e Tullio Ferro, devo pagare SIAE, l’Europa ed il monopolio non c’entrano proprio niente…
E ancora: nei fatti, Sky, che dice di credere nel mercato, non ha trovato nessuna nessuna associazione alternativa a SIAE per pagare quanto dovuto. Se Sky, che trasmette in tutta Europa, ha già trovato un accordo europeo, per ora non l’ha fatto sapere. Semplicemente, sembra voglia spendere molti soldi in meno per continuare ad utilizzare musica sui suoi canali italiani.
L’idea di pagare di meno per la musica, non è mica sbagliata. Purché, ovviamente, nel frattempo si continui a pagare quanto dovuto e si parli con chi rappresenta gli aventi diritto. Anche i soci di AMP (Associazione Music Provider), che pubblica questo blog, sono in continuo contatto con SIAE ed SCF e spesso le posizioni tra chi deve pagare (AMP) e chi invece rappresenta autori, editori e produttori non sono proprio le stesse. Per questo ci si siede e si discute. Anzi, la situazione è spesso ancora più complicata, ma in senso positivo. Molti Music Provider sono in realtà anche editori e produttori, quindi anche da soli mediano tra le diverse posizioni…
Sky invece cosa fa? Rifiuta ogni incontro con SIAE, che tutela gli aventi diritti. Detta così, la situazione non è affatto complicata.