Martedì 19 settembre la Commissione Cultura della Camera dei deputati ha svolto l’audizione del presidente della Società italiana degli autori ed editori (Siae), Filippo Sugar, sui profili di attuazione del decreto legislativo n. 35 del 2017 (gestione collettiva diritti d’autore per i diritti su opere musicali per l’uso online nel mercato interno). Il video integrale dell’intervento, decisamente interessante, è disponibile qui.
“Sono molto soddisfatto di aver avuto l’opportunità di poter raccontare il progresso registrato dalla Società negli ultimi 4 anni”: così il Presidente di SIAE, Filippo Sugar, al termine dell’Audizione alla Commissione Cultura della Camera dei Deputati. “Vorrei ringraziare il Parlamento per questo incontro, un’occasione importante per illustrare il processo di miglioramento della Società e il rispetto dell’agenda digitale nei tempi e nelle modalità promesse nella prima audizione del 2016”, ha dichiarato Sugar.
Al di là delle dichiarazioni, come sempre piuttosto diplomatiche ovvero ‘vuote’, sono davvero interessanti le slide presentate da Sugar ai parlamentari. Ovvero, la presentazione è stata incentrata, dopo una prima fase che ha raccontato i miglioramenti dell’organizzazione SIAE (il personale SIAE, ad esempio, costa 78,9 milioni e non 110 grazie ai recenti interventi), Sugar è entrato nel cuore del problema di questi giorni, ovvero come l’attuale assetto “monopolista” della raccolta dei diritti d’autore in Italia.
Se SIAE, come diceva un suo spot, sta dalla parte di chi crea, su Soundscapes.it, il Blog di AMP, l’associazione italiana Music Provider, si sta decisamente dalla parte di chi la musica la utilizza, ovvero paga per poterla usare. Da chi parte stanno i media generalisti e non che raccontano la vicenda è difficile dirlo, perché spesso i problemi vengono raccontati per titoli e/o non capiti nella loro complessità.
Secondo SIAE, l’attuale assetto è un vantaggio anche per gli utilizzatori, non solo per i suoi associati, perché:
1. SIAE vuol diventare “One Stop Shop” per chi vuol utilizzare musica ed altre opere dell’ingegno. “L’utilizzatore è sicuro di aver pagato, cosa che negli USA oggi non succede”, racconta Sugar. Che poi precisa: “Speriamo di poter gestire anche il pagamento del diritto connesso con delega delle società che operano in questo settore” (NB: in realtà è già più o meno così).
2. Libertà massima di creare (TV radio) e di eseguire (Live)
3. Basso livello di conflittualità (negoziale)
4. Tariffe secondo benchmark europeo, no abusi
Interessanti sono anche i riferimenti al mercato USA, definito da Sugar come l’unico mercato davvero liberalizzato.
I risvolti negativi, in questo paese, secondo SIAE, non mancano:
Forte discriminazione tra autori, anche all’interno della stessa opera
No solidarietà tra generi (no Lirica, no Teatro, no equo compenso Cinema, etc.)
No controllo sul territorio, no incasso
Distribuzione fortemente a campione (obiettivo: risparmiare e aumentare i margini; effetto: discriminazione)
Altissima conflittualità (Spotify, TV, produttori discografici)
Il risultato è che gli USA non sono tra i primi 30 paesi in termini di rapporto diritto d’autore vs. PIL e mostrano quindi un’elevata inefficienza nella tutela degli aventi diritto (Fonte: CISAC Global Collections Report 2016 – for 2015 data)
In realtà, se la faccenda la si guarda dalla parte di chi utilizza musica, il fatto che utilizzare musica costi “poco” non è certo un fattore negativo. Ma andiamo avanti con la relazione di Sugar.
SIAE è la settima società nel mondo in termini di raccolta del diritto d’autore secondo uno studio OVuM.
Anzi, continua Sugar, se si tenesse conto del PIL di ciascun Paese, o anche solo del mercato dell’entertainment – e quindi della capacità produttiva di ciascuna collecting rispetto alla ricchezza/capacità di spesa del mercato nazionale nel quale opera – SIAE si scoprirebbe seconda dietro solo alla britannica PRS… Ovviamente, anche questa notizia può essere vista da un altro punto di vista: forse in Italia utilizzare la musica costa troppo e gli aventi diritto potrebbero abbassare un po’ le loro pretese… per guadagnare di più, visto che non sono poche le situazioni in cui gli utilizzatori rinunciano o usano musica ‘da sottofondo’ pur di non svenarsi con musica tutelata.
Uno studio recentemente condotto dalla stessa società indipendente internazionale OVuM e pubblicato sulla rivista quindicinale Music & Copyright, (servizio di informazione su scala mondiale per l’industria discografica che si occupa di questioni giuridiche e di diritto d’autore), attesta che il 2016 è stato il terzo anno consecutivo di forte incremento della raccolta del diritto d’autore da parte di SIAE…
Il futuro, secondo Sugar, prevede una decisa spinta verso l’aggregazione
La continua migrazione dei diritti da OFFLINE a ONLINE genererà la selezione e l’aggregazione degli Organismi di Gestione Collettiva internazionale. Conclude: “Abbiamo bisogno di creare un singolo e globale libro mastro della proprietà e controllo della musica in tutto il mondo”, dice Sugar che poi accenna addirittura all’interesse di una delle multinazionali della musica a far gestire a SIAE parte dei diritti online.
Riassumendo, e parlando per chi la musica la utilizza (ovvero chi mantiene gran parte del milione di persone che lavora nell’industria ‘creativa’ italiana secondo SUGAR) il nuovo corso SIAE sta andando nella giusta direzione, se si guarda soprattutto a quanto dovuto agli aventi diritto (editori, autori, discografici, etc). e non solo. Il cambio di passo è evidente.
Non si può chiedere a SIAE di rappresentare davvero le istanze di chi la musica la utilizza. Tuttavia, un po’ di sana contrapposizione con gli utilizzatori e non solo con Soundreef / Fedez (etc). Nei ristoranti e altrove si usa dire che il cliente ha sempre ragione. Non è proprio così, ma un minimo di voce chi paga deve averla.
In conclusione, rispondendo agli interventi dei parlamentari, Sugar ha detto che SIAE non vuole esclusive, vuole solo regole certe. E che lui, da editore, non avrebbe dubbi a preferire un mercato come quello esistente oggi ad uno in cui c’è un soggetto di fatto pubblico come SIAE che mille obblighi, contrapposto a soggetti privati che invece non hanno obblighi. Ciò genererebbe confusione e conflittualità. Inoltre, Sugar ha accennato al monopolio di fatto che esiste in paesi come Francia e Germania, dove chi vuol operare nella raccolta dei diritti deve rispondere a precisi requisiti. La direttiva Barnier, invece non parla di obblighi, e questo, secondo Sugar, rappresenterebbe un grave problema.
(Lorenzo Tiezzi)
PS Una nota sugli interventi dei tre parlamentari al termine della relazione di Sugar. Sono intervenuti un deputato del PD, uno dei Cinque Stelle e uno di Forza Italia. Il livello della discussione mi è sembrato discreto.