Qualche settimana fa, mentre i media italiani continuavano a dare spazio alle splendide e senz’altro ben orchestrate polemiche delle splendida coppia da ombrellone agostano formata da Fedez & Soundreef, Spotify ha raggiunto i 60 milioni di utenti Premium, ovvero quelli che contano davvero perché ogni mese pagano per ascoltare musica. E’ un boom? Qualcosa del genere, visto che cinque mesi fa gli utenti erano 50 milioni… ed è un boom che senz’altro potrebbe continuare, che fa senz’altro bene a tutta la streaming economy della musica.
E i margini di crescita ulteriori? Sono moltissimi. Ci sono territori come Germania e Giappone, paesi in cui il music business è da sempre trainante, in cui il servizio non ha ancora preso piede. Più precisamente i Weekly Active User (detti anche WAU) in Svezia sono il 38%, in Giappone, paese di collezionisti in cui il mercato del supporto fisico è ancora importante, appena il 3%.
Secondo Midia Research poi la strategia giusta per Spotify potrebbe essere quella di far ascoltare per primi agli utenti Premium le nuove uscite, cosa che invece il colosso svedese ha sempre evitato di fare per far crescere la propria utenza complessiva… In realtà, e questo è solo il parere di chi scrive, si tratterebbe forse di un errore per un’azienda che sul sito scrive: “la musica è per tutti”. Le differenze tra Spotify Premium e Spotify Free sono tali e tante che le date di uscita, probabilmente, contano poco.
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https://www.midiaresearch.com/blog/spotify-at-60m-paid-subscribers-whats-next/