I nodi vengono al pettine e Soundcloud, la piattaforma di condivisione musicale più amata dai dj italiani (e da molti internazionali) è in crisi nera. Taglierà a breve 173 posti di lavoro sui 420 che aveva e chiuderà i suoi uffici a San Francisco e Londra, concentrandosi su quelli di New York e Berlino. L’azienda, ovviamente, è in perdita secca. Nato come sito minimal chic per musica elettronica e dintorni, ha continuato a svolgere molto bene il suo ruolo “free”, ma non ha mai trovato vere fonti di incasso e quindi di guadagno.
Sia chiaro, a guardar la notizia non è questa. La vera notizia, è che la discografia, nel 2017, non ha ancora nessun potere sulla sua proprietà intellettuale, ovvero la musica. E non riesce a farsi pagare un solo euro da un sito attivo ormai da anni (non è una startup) come Soundcloud può continuare a tirare avanti o a vegetare a lungo.
Anche nell’articolo qui citato su Bloomberg, il “piccolo” problema dei diritti non è neppure contemplato.
La crisi di Soundcloud su Bloomberg
https://www.bloomberg.com/news/articles/2017-07-06/soundcloud-cuts-40-percent-of-staff-in-bid-to-remain-independent