Mercoledì scorso, il 22 gennaio, ho fatto al cinema una doppietta tutta italiana credo piuttosto strana. Ho visto prima “Tolo Tolo” di e con Checco Zalone e poi “Hammamet” di Gianni Amelio, con un monumentale Pierfrancesco Favino nei panni di Craxi.
Tralasciando il mio giudizio personale sui film, anzi accennandolo soltanto (il film di Zalone è un piccolo capolavoro che resterà come certi film di Totò, l’altro è una riflessione su malattia, morte e potere che quasi sempre coglie nel segno ma poteva essere molto più efficace, bastava togliere una quarantina di minuti di pellicola) e venendo alla sostanza di questo blog, ovvero il paesaggio sonoro, c’è poco da stare allegri. Anche se le nostre sale nel 2019 sono andate bene, con oltre il 13% in più di presenze, dal punto di vista sonoro e musicale il nostro cinema deve svegliarsi.
Le musiche di “Tolo Tolo” sono scritte come sempre da Luca Medici aka Checco Zalone con alcuni collaboratori e fanno sempre quel che devono fare. Tuttavia ogni singola canzone si sente malissimo, in sala. L’impatto audio della musica non è all’altezza di tutto ciò che ho visto al cinema negli ultimi anni, ovvero quasi soltanto film internazionali. Le voci arrivano come ovattate solo dal centro dello schermo, come succedeva negli anni ’80 e ’90. Per fortuna l’audio del film, sempre o quasi registrato in presa diretta si salva, visto che gli attori sanno sempre il fatto loro.
Le musiche di “Hammamet” sono invece del premio Oscar Michele Piovani e nel corso del film la musica è usata dal regista con grande parsimonia. C’è un tema che rappresenta in un certo senso la solitudine di Craxi che viene affidato a un legno (non ricordo se sia un fagotto, un oboe o clarinetto), ci sono alcune marce alla Piovani, senz’altro riuscite e c’è qualche bella canzone. Per fortuna c’è anche la voce di Pierfrancesco Favino, che è monumentale, soverchiante, assoluta… altrimenti ci sarebbe da perdersi in un film a basso interesse sonoro.
(Lorenzo Tiezzi)
Soundscapes 