Radio e podcast sono davvero in crescita?
Secondo i dati raccolti da Music Business Worldwide, dal 2016 ad oggi i dati complessivi degli ascolti radiofonici (AM/FM) negli Stati Uniti salgono. Nonostante smartspeaker, smartphone e tablet, le “broadcast radio” sarebbero comunque in crescita. Secondo una ricerca (Nielsen Audio Today) oggi la radio raggiunge oggi 272 milioni di statunitensi, mentre nel 2016 raggiungeva “solo” 265 milioni.
E che dire dei Podcast, in crescita “verticale” su Spotify? Ecco i dati: sempre secondo MBW, i ricavi pubblicitari dei podcast dal 2018 al 2019 cresceranno del 53% (dati Interactive Advertising Bureau e PwC). A fine 2019 i ricavi dei podcast, sempre sulla bocca di tutti gli addetti ai lavori, arriveranno a 678.7 milioni di dollari alle fine del 2019 e ad un miliardo di dollari nel 2021.
Qui su Soundscapes, piccolo blog pubblicato da AMP, non abbiamo mezzi e modi per contraddire cotante ricerche, sicuramente importanti. Ci limitiamo a sottolineare chi le finanzia, queste ricerche. Sono finanziate da aziende della filiera pubblicitaria della radio e da aziende del settore. Non sono dati “puri”
Chi paga per avere certi dati?
E’ un dato importante, senz’altro molto più dei numeri forniti da tutte le ricerche del pianeta, capire chi paga per avere certi numeri. La ricerca scientifica (sociologica, farmacologica, medica) è tutt’altra cosa. La “ricerca” di marketing manco sa cosa si il doppio cieco (lo standard della ricerca medica, chi non sa cosa sia può trovarne le basi cercando su Google).
Questo tipo di studi orientati dal marketing viene reso pubblico solo se dà i risultati sperati. E’ un po’ quel che accade per il Termovalizzatore di Brescia: A2A, proprietaria dell’impianto, fa sapere tramite un opuscolo che, secondo l’Università di Brescia, tale impianto inquina l’aria della città per lo 0,6%. del totale dell’inquinamento… Dubitare di una cifra così residuale, così come di chi dice che radio e podcast sono così potenti mentre il mondo va altrove, ha una sua logica.
Cercando di ragionare, è naturale pensare che Spotify, media musicale in streaming audio che mescolare davvero utenti pay & utenti free, debba puntare soprattutto sul pay per crescere… Ed è ovvio che chi ascolta musica pagando, la pubblicità in mezzo alla musica non la vuol sentire.
Ma se Spotify avesse bisogno anche dei ricavi della pubblicità? I podcast, che contengono non musica ma parole e musica composta apposta, come contenitore di pubblicità, sono una necessità, un auspicio, prima che una previsione concreta.
La radio tiene?
E la radio? Ho sentito più volte raccontare che “tengono” anche in Italia, a tanti addetti ai lavori. Anzi, ci sono tanti dati di marketing in questo senso. Sembra che stia crescendo pure il tempo medio di ascolto quotidiano rispetto al passato.
La realtà è probabilmente diversa. E’ la struttura produttiva, industriale, di radio e tv ad avere necessità di raccontare il proprio ‘strapotere’, ma tutti in fondo conosciamo la realtà e abbiamo un’idea del futuro.
Chi ha meno di 10 anni passa il tempo libero guardando YouTube e facendo / guardando video su Tik Tok. Non ascolta quasi mai la radio e non guarda la tv se non per qualche minuto al giorno.
E se le emittenti radio restano centrali come ‘sottofondo ritmico’ della giornata di molti di noi, non sono più certo il centro della musica. In radio, in Italia, a differenza del passato, non nascono tendenze musicali.
Le Hit musicali arrivano alle radio, raramente nascono in FM
Se una super hit mondiale passa per forza anche dalle radio, di solito dopo essersi affermata altrove, ci sono tanti artisti e tanti brani di successo assoluto che dalle radio non passano mai. Soprattutto in ambito giovanile. Una grande hit giovanile come “Stamm Fort” di Luché e Sfera Ebbasta dalle radio non è mai passata, manco da Radio Deejay e neppure da m2o. Eppure è tale: è una hit assoluta.
Ancora: non c’è in Italia una radio hip hop trap, unico genere giovanile in grado di far ballare l’Italia e il mondo. Negli anni ’80 ’90 e 2000 non era certo così: Radio Italia Network e Deejay si sono affermate con la musica dei teen ager.
Vida Loca, un successo assoluto… senza una radio di riferimento
Oggi invece i successi musicali giovanili sono alternativi alle radio: realtà di successo ormai mediterraneo come il party Vida Loca (400 date l’anno con migliaia di presenze ad ogni festa) non hanno, a differenza di quanto avveniva per colossi anni 2000 come Diabolika. Diabolika aveva invece m2o e m2o stesse crebbe grazie ai party Diabolika. Vida Loca non ha bisogno di una radio, perché i ragazzi la musica urban la ascoltano su Spotify e YouTube (a pagamento e non).
Si potrebbe procedere con decine di altri esempi, ma la sostanza è questa: podcast e radio sono senz’altro importanti. Ma la loro importanza rispetto a YouTube, Tik Tok (etc) viene spesso amplificata dalla necessità dell’industria editoriale di avere nuovi o vecchi contenitori di spazi pubblicitari. Lo streaming musicale a pagamento, in crescita verticale, infatti non prevede spazi pubblicitari. Il futuro è sempre vago, ma questa, oggi, è la realtà.
(Lorenzo Tiezzi)