“La verità è che non sentiamo con le orecchie; sentiamo con il cervello. Abbiamo deciso di sviluppare un sistema che permette alla musica di arrivare al cervello evitando le orecchie”, dice Mick Ebeling, il creatore della statunitense Not Impossible Labs, un’azienda tecnologica che Open, il nuovo magazine online pubblicato da Enrico Mentana, definisce “a impatto sociale”.
In realtà Ebeling sbaglia e parecchio: non si sente certo con il cervello. Il cervello analizza ‘in tempo reale’ le sensazioni percepite dal corpo. E chi è sordo i problemi non li ha certo al cervello, li ha “solo” alle orecchie. Si sentono vibrazioni con tutto quanto il corpo e soprattutto con ciò che è vicino alla cassa toracica, quella che amplifica la nostra voce. Chiunque ami la musica rock ha sentito i bassi soprattutto nello stomaco, perché è lì che si sentono. E chiunque suoni in orchestra davanti agli ottoni (capita ai poveri legni) spesso deve indossare i tappi per non farsi scoppiare le orecchie.
Il dispositivo indossabile si chiama M:NI (Music: Not Impossible) e non solo lo zaino messo online da Open. E’ una cosa più complessa. Come è scritto sul sito ufficiale dell’iniziativa, ci sono cavi, ci sono due cavigliere, due polsiere e ben 8 diverse ‘aree di vibrazione’. Questo dispositivo è già stato reso disponibile ai concerti di diverse star americane.
Sempre Open pubblica una pur breve ma interessante analisi sui dispositivi da indossare (wereable). Alcuni si occupano di monitorare il cuore, altri aiutano chi ha problemi di depressione. In fondo pure gli occhiali non sono altro che dispositivi wereable.