Come padre di una bimba di nove anni che segue i Me Contro Te, leggendari youtuber per chi non ha un certa età, ieri sera ho avuto qualche problema. Anzi, mia figlia ha proprio pianto, prima di capire le baggianate che i suoi idoli stavano dicendo. Poi ha capito e si è rasserenata. I due simpatici personaggi hanno fatto, ovviamente su input di Google / YouTube stesso, un video ‘denuncia’ dedicato ai bimbi contro la nuova direttiva sul diritto d’autore di cui si sta discutendo.
Il più furbo è il più venale di tutti, perché gli YouTuber i loro soldini li fanno, eccome… è Favij, che non fa mistero del ‘pushing’ ricevuto: “YouTube potrebbe chiudere e non ho per niente esagerato (…). Come sono venuto a conoscenza della legge? Ho pranzato con alcuni esponenti di YouTube i quali mi hanno chiesto di parlare di questa cosa».
I Me Contro Te, che hanno un pubblico ancora più giovane di Favij, hanno fatto comunque di peggio per quel che riguarda la confusione su Copyright e co. In questo video sparano amenità a raffica sul copyright. Dicono che anche un cuscino ha un copyright, una felpa, qualsiasi cosa, e che loro quindi, se venisse approvata la nuova direttiva europea, loro non potrebbero più fare video.
Ovviamente, come qualsiasi adulto sa, nessuno più impedire a nessun altro, per fortuna, di farsi un video e pubblicarlo su YouTube se quella felpa o quel cuscino se li è comprati. Il problema, entrando in ambito commerciale e non creativo e lasciando pure perdere la musica, per una volta, potrebbe essere quello della contraffazione… tra l’altro un problema che gli stessi Me contro Te hanno, perché il loro merchandising ufficiale si mescola con quello falso.
Siamo, francamente, alla follia comunicativa. Giusto cercare di far pressione & lobby in ogni modo, ma questa volta il gigante del web ha veramente agito in modo folle. I bambini vanno lasciati stare. Non si può dire loro “YouTube sta per finire”. Non si può.
L’approvazione di una direttiva che tuteli di più chi fa musica è quindi, forse, più vicina. Un simile polverone non può che far male a chi l’ha alzato.
(Lorenzo Tiezzi)