La politica italiana da sempre utilizza la musica per meglio veicolare i suoi messaggi. Non è facile trovare la canzone giusta, perché l’italiano medio diffida dei politici e raramente canta l’inno di Mameli, figuriamoci se si fa coinvolgere più di tanto dai partiti.
Se la tradizione della sinistra è ovviamente ricca di canzoni che raccontano un’idea più che rappresentare un singolo partito (“Bandiera Rossa” su tutte), tra i più efficaci esempi della storia socio musicale italiana è senz’altro l’inno di Forza Italia, semplicemente perfetto per raccontare il messaggio di Silvio Berlusconi e dei suoi nei primi anni ’90. La musica è di Renato Serio, mentre sembra che il testo sia dello stesso Berlusconi. Non è per caso che un inno così ben riuscito nasca proprio dallo stesso, Berlusconi, comunicatore grande appassionato di musica che cantava nei night (mentre Fedele Confalonieri suonava il piano).
Romano Prodi apriva i suoi comizi con “La canzone popolare” di Ivano Fossati, brano che ha un testo trascinante, un’armonia che dà forza eppure non è banale come quasi tutti gli inni di una parte politica. Fossati, come autore e cantautore, non si discute ed è da sempre in qualche modo ‘di sinistra’. Per questo l’associazione inno / parte politica funziona. Non per caso Prodi più tardi ha utilizzato pure “Una vita da mediano” di Ligabue, uno che, prima del successo, ha pure fatto l’assessore.
La Lega da sempre è legata ad un vero capolavoro italiano, ovvero “Va’ Pensiero” di Verdi, per cui problemi musicali non ne avrà mai, mentre l’appeal del Movimento Cinque Stelle è probabilmente più social che musicale. Sui social da sempre questa forza politica si muove sul web in modo davvero efficace perché fin dall’inizio, dietro il creatore Beppe Grillo c’è sempre stata una forza collettiva, o meglio, plurale. Invece di seguire semplicemente un messaggio (o un inno), i membri del Movimento si muovono tutti nella stessa direzione, ma ognuno con le proprie sfumature, i propri riferimenti. Per questo la loro presenza online, sui social e altrove, è di gran lunga la più efficace nel panorama politico italiano.
Vista la grande confidenza del Movimento con la rete ed i suoi meccanismi, stupisce un po’ il video racconto ‘muto’ pubblicato poche ore fa da Virginia Raggi sul suo profilo. E’ un video che non dice proprio nulla del suo incontro con Luigi di Maio: privo di audio ambiente, montato a tempo di musica, è una sorta di videoclip. Anzi, l’effetto è quello di un aftermovie low cost di una serata in discoteca o una sfilata di second’ordine. La musica infatti è una banale base deep house presa da chissà quale libreria di brani creati con lo scopo di fare da sottofondo. Sia chiaro, Raggi e Di Maio in video funzionano, sono giovani e belli, tengono pure i primi piani, ma la loro sostanza politica, indiscutibile, non traspare affatto. Anzi, sembra nascondersi tra note, uccellini in sottofondo e inquadrature.
Il video sembra proprio un esperimento, un tentativo. La politica oggi sembra vivere di rapporti diretti con i cittadini e forse ha bisogno di contenuti multimediali quotidiani da affiancare ai video ‘parlati’. Ma una base musicale così soft e così ‘falsa’ toglierebbe credibilità ad un discorso politico di Martin Luther King, se utilizzata come ‘sottofondo’. Se viene addirittura usata come tema musicale principale, se diventa protagonista al posto del contenuto di un video, politico e non, il risultato non può che essere poco riuscito.
https://www.ilpost.it/2010/12/03/inni-partito-italiani/
http://www.repubblica.it/2004/b/sezioni/politica/girolista2/inno/inno.html