Nei mitici anni ’80 la musica in discoteca, in Italia, si sentiva malissimo. Gli impianti degni di questo nome li avevano pochissimi locali. Negli anni ’90 la qualità degli impianti audio era leggermente salita, ma la voglia di stordire le orecchie di chi balla rovinava l’esperienza musicale di tutti quanti, soprattutto di coloro che volevano semplicemente ballare e muoversi a tempo. Ad inizi anni 2000 la situazione, incredibilmente, era ancora peggiore: la tecnologia in console, infatti, grazie ai cdj, i lettori cd per dj, ha dato spazio a dj spesso del tutto impreparati dal punto di vista tecnico. E’ stato un periodo molto difficile, quello appena trascorso, pieno di cialtroni che in console anche importanti mixavano mp3 convertiti da YouTube dalla qualità audio pessima, ovviamente col mixer sempre in rosso, che, si sa, “il rosso nel mixer scalda sempre il sound”.
E oggi come va? La qualità audio in discoteca e nei disco bar e beach bar è cresciuta enormemente. Ho ascoltato personalmente il nuovissimo impianto audio del mitico Peter Pan di Riccione. E’ un imponente Pequod Acoustic rosso fiammante. Fa spettacolo anche prima che il dj proponga il primo disco, ma è dopo, a metà serata che spinge senza rovinare le orecchie dei presenti.
Stesso discorso per l’altrettanto scenografico impianto audio del nuovo Samsara Beach, anch’esso situato a Riccione. E’ un Void bianco dalla qualità sonora cristallina. Il produttore è giustamente orgoglioso della partnership col Samsara, uno dei beach club più importanti d’Europa (come fan su Facebook è secondo solo all’Ushuaia) e racconta la nuova installazione sul suo sito.
Ai concerti live d’ambito pop rock, in Italia, con qualche eccezione, ormai si sente molto bene. Chiunque frequenti questo tipo di eventi non può che notare che negli ultimi anni l’incremento della qualità sonora è stato davvero notevole. Il fonico, anche in Italia, è diventato un lavoro vero e pure la qualità delle performance musicali è cresciuta. Tommaso Paradiso di The Giornalisti, ad esempio, dal vivo canta molto meglio che nei suoi dischi di successo.
Alla recente e notevole crescita costante della qualità sonora delle esperienze musicali ai concerti e quando si balla, la rete italiana degli spazi retail non risponde come dovrebbe. Le grandi catene ormai di solito diffondono musica di qualità, quasi sempre originale, ma la qualità sonora della diffusione sonora non è sufficiente. I volumi spesso sono troppo bassi per percepire qualcosa più di un brusio, brusio che quindi diventa fastidioso. Altre volte il volume sarebbe anche giusto, ma i diffusori sono troppo poco potenti oppure troppo pochi, per cui la musica semplicemente si sente male oppure non si sente. Fortunatamente le eccezioni non mancano, soprattutto negli spazi di nuova concezione. In generale, chi progetta gli spazi dovrebbe capire che i diffusori acustici, come le lampadine per la luce, non solo necessari: con le loro forme oggi davvero piacevoli possono anche diventare caratteristica vincente di uno spazio retail.
(LT)
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