Mentre sui media italiani in queste ore si parla di disuguaglianza sociale in paradossale diminuzione prima dell’intervento dallo stato che sarebbe incapace di ridurla… E mentre si dibatte con grande energia sulla nuova “flat tax” (100.000 euro) pensata per attirare in Italia i ricchi del pianeta (…), Spotify, colosso svedese dello streaming mondiale, ci spiega concretamente come dovrebbe girare il mondo.
In realtà ce lo spiega in collaborazione con lo Stato (si noti la maiuscola) in cui l’azienda opera. Come ha riportato Repubblica, “La Svezia in percentuale rispetto ai suoi abitanti è il paese dell’Unione europea che ha accolto più migranti: in passato, e poi con l’ondata migratoria iniziata nel 2015. Parliamo di 160mila persone nell’ultima fase, moltissime per un paese di 10 milioni scarsi di abitanti. n percentuale con i cittadini e la popolazione residente, è come se in Germania fossero arrivati 3 milioni di migranti anziché un milione e mezzo”. Sembra in Svezia il PIL cresce due volte rispetto al PIL tedesco, figuriamoci di quello italiano. E in Svezia, a differenza di ciò che accade in altri paesi dell’Unione, l’immigrazione è molto regolata. Capita che alcuni immigrati, dopo lunghi periodo di lavoro ad alto livello totalmente legali in Svezia, perdano la possibilità di continuare a lavorare nel paese e che siano quindi espulse. E’ capitato ad un tecnico di alto livello di Spotify, potrebbe capitare presto ad altri 10 professionisti di alto livello della stessa azienda. Martin Lorentzon, fondatore di Spotify si è fortemente lamentato ed il Ministro della Giustizia e dell’Immigrazione Morgan Johansson ha risposto subito che lo Stato avrebbe cambiato subito le regole sull’immigrazione, regole che, ha ammesso, non funzionano bene.
La musica, soprattutto quella in streaming, oggi fa girare l’economia e qualche volta dà esempi concreti a settori meno vivaci.