Qualche giorno fa FIPE ha presentato una interessante ricerca sulle abitudini musicali degli italiani. La ricerca ha coinvolto 1173 persone di tutta Italia attraverso interviste mirate a capire il loro rapporto con la musica, nei locali e altrove e fornisce dati molto interessanti anche sulla musica d’ambiente.
Le interviste raccontano la grande storia d’amore che gli italiani sembrano avere per la musica. Ad esempio, l’81% degli intervistati racconta di recarsi in un locale proprio perché c’è un particolare intrattenimento musicale, il 90% della clientela abituale apprezza il fatto che nei pubblici esercizi vengano organizzate serate con intrattenimento musicale, e di questi l’81,7% si reca in un dato locale proprio per questo motivo, eccetera. Addirittura, il 50% dei clienti sarebbe inoltre disponibile a pagare un differenziale di prezzo per avere un sottofondo musicale o per assistere ad un concerto live (pagando ad esempio un ingresso o con un aumento del prezzo delle consumazioni).
La realtà, come sa bene chi gestisce locali e chi si occupa di ricerca sociale, è differente. Ognuno di noi, a parole, nelle interviste dà il meglio di sé, ma nei fatti spesso si comporta diversamente. Ad esempio, il denaro conta. Alla crescita dei concertini, ovvero piccoli concerti quasi sempre gratuiti all’interno di bar, discobar e ristoranti (21,9% dal 2008 al 2015) corrisponde una notevole crisi delle discoteche, locali in cui l’intrattenimento musicale si paga. E se andare al concerto di una superstar in uno stadio sta diventando un’abitudine, gli italiani, nei fatti, al di là di ciò che dichiarano nelle interviste, amano soprattutto dj set pieni di hit del momento e pure cover e tribute band, gruppi che rinunciano a proporre la loro musica per riproporre i successi che tutti conosciamo già.
Per questo, visto che la cultura musicale in Italia non è certo in crescita esponenziale, sonorizzare con la giusta musica d’ambiente un punto vendita o un pubblico esercizio non è affatto facile. Si rischia infatti di utilizzare le solite hit già note, per non sbagliare, oppure di osare troppo, in un paese in cui le radio FM, ad esempio, raramente propongono novità.
La ricerca di FIPE dà poi un altro dato interessante sulla musica d’ambiente nei 121.000 pubblici esercizi italiani: Lombardia, Veneto, Emilia Romana, Piemonte e Toscana, da sole, organizzano il 50% dei concertini. I pubblici esercizi di queste stesse regioni, poi, diffondono musica d’ambiente più che altrove, totalizzando un analogo 50% su base nazionale. E’ quindi probabile che chi organizza piccoli concerti la sera e/o nel weekend, nel resto delle ore d’apertura diffonda musica registrata. La giusta colonna sonora, anche nei locali, non fa miracoli, ma serve davvero.
(Lorenzo Tiezzi)
(photo: Patrick Tomasso)