Pierre Naudè, CEO di nCino, società di consulenza specializzata nel settore bancario, ha scritto un lungo articolo su The Financial Brand dedicato a come i cambiamenti dell’industria musicale possano insegnare qualcosa proprio alle banche. Naudè parte citando l’evoluzione della fruizione musicale: dal Walkman degli anni ’80 all’iPod dei primi anni 2000 fino ai servizi in streaming come Pandora e Spotify. Secondo Naudé, oggi vince chi sa fornire ai fruitori di musica velocità e convenienza, visto che viviamo in un mondo in cui tutto si può comprare all’istante. Ciò che è costante sembra essere il cambiamento. Allo stesso modo, secondo Naudè, nel settore bancario, quello attuale è un momento di grandi cambiamenti e molte grandi aziende sono in crisi o accusate di pratiche poco chiare. Il costo iniziale della pratica non sembra essere un fattore primario nelle scelte d’investimento. Anzi, è bene che le banche si dotino di organizzazione e processi chiari proprio come fanno Spotify ed Amazon, non inseguire gli operatori ‘alternativi’ che offrono miracoli finanziari… chi fa questo tipo di operazioni è forse in qualche modo simile a chi fa pirateria di ambito musicale. Il ragionamento di Naudè, per chi si occupa di musica da diversi punti di vista, senz’altro non offre grandi novità ma dice chiaramente una cosa: Spotify, servizio che offre musica legalmente, è ormai considerato un esempio solidità. Dopo decenni di crisi discografica, finalmente la musica registrata è di nuovo sinonimo di successo.
Spotify, un esempio anche per le banche
