Com’e’ il paesaggio sonoro della Triennale di Milano?

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L’architettura del Palazzo dell’Arte, la Triennale di Milano, nel cuore del Parco Sempione, emoziona. La scalinata centrale, a cui si accede dopo aver percorso un immenso corridoio, ha un equilibrio che per chi scrive non ha niente da invidiare ai massimi capolavori del genere (ad esempio, quella pensata da Michelangelo per la Biblioteca Laurenziana a Firenze).

In un luogo del genere viene naturale pensare che pure il paesaggio sonoro, il soundscape che cerchiamo di raccontare in questo blog, sia all’insegna dell’eccellenza. Nonostante i soffitti altissimi, nonostante la funzione primaria dell’edificio non sia certo l’ascolto di musica, viene naturale pensare che in un luogo di questo tipo qualcuno abbia pensato anche alle orecchie dei visitatori.

L’illuminazione è eccellente. Ad esempio, il bel Caffè posto in fondo al corridoio d’estate si apre ad un Giardino che ormai d’estate si riempie di eventi di qualità ogni sera. Qui le lampade sul soffitto fanno parte integrante dell’architettura.

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I piccolissimi diffusori acustici invece, sono incassati in qualche modo sotto il grande bancone del bar. Sono proprio nascosti, come se la loro presenza non possa in qualche modo essere prevista in un ambiente dedicato a design ed archiettura. Il risultato è che la musica non si sente.  Il rimbombo del corridoio rende la permanenza in questo spazio un’esperienza difficile, anche se si tratta di un ambiente in cui studiosi ed appassionati dovrebbero concentrarsi su arte e design.

Addentrandosi nel Palazzo e godendosi l’interessante mostra in corso al
Triennale Design Museum, W. Women In Italian Design, la situazione peggiora. Il rumore di fondo del padiglione è davvero fastidioso, percepibile più dal suono d’acqua corrente che arriva da dietro alcune opere. Visto che alcuni pezzi sono esposti ‘in movimento’, chi visita la mostra da solo o quasi (come è capitato a chi scrive) potrebbe sentirsi un po’ come in certe scena di Blade Runner, ad esempio nel palazzo abbandonato pieno solo di giocattoli ‘viventi’ in cui vive Sebastian, il creatore dei Replicanti… Potrebbe anche essere una scelta voluta, un effetto straniante scelto da Margherita Palli, che ha curato l’allestimento. Tuttavia così facendo le visite non possono essere lunghe.

Al fornitissimo Bookshop, nonostante sia un luogo a pochi passi dal corridoio centrale, le orecchie possono riposare. La scelta del silenzio al posto della background music del Caffé, rilassa subito.

(Lorenzo Tiezzi)